
Ecco, il calcio a cinque fra non vedenti si gioca così.
Il calcio per non vedenti: un pallone che suona, fra sponde e allenatori che a bordo campo aiutano i giocatori a orientarsi. Calciatori che nell’intervenire sul pallone devono avvertire l’avversario.
Ed eccoli all’azione nell’amichevole Lecce – Bari giocatasi fra non vedenti sabato 28 dicembre a Carmiano (Le), sfida organizzata dalla Uisp, Unione italiana sport per tutti.
Vietato pensare a uno spettacolo dall’agonismo ridimensionato o a giocatori che si risparmiano nei contrasti. No, quella giocatasi sabato è stata una partita maschia, seppur corretta, caratterizzata da entusiasmo anche in chi era a bordo campo. Anzi, il divertimento ha prepotentemente rubato la scena a considerazioni sulla lezione di vita e sull’esempio che questi ragazzi hanno fornito.
Il calcio per non vedenti. Quattro giocatori per ogni squadra più il portiere vedente , quest’ultimo guida i compagni, come fanno anche gli allenatori a bordo campo, che talvolta percuotono i pali della porta per far orientare i giocatori al tiro. Il portiere ha la funzione, oltre a quella ovvia di parare, di coordinare e guidare i compagni che conducono le azioni di attacco e contrastano gli avversari in difesa. I quattro giocatori, grazie alla sensibilità che un non vedente riesce a sviluppare, riescono ad orientarsi all’interno del campo, a sentire i movimenti di un pallone speciale con sonagli e a compiere i tiri in porta. Nessun limite è imposto ai giocatori, né naturale, né di regolamento: dribbling, calci di punizione, calci di rigore, calci al volo, sono spettacolo di ogni partita. Il gioco è agevolato anche da particolari sponde che, poste su entrambi i lati lunghi del campo permettono alla palla di rimanere sempre in gioco.
Lecce-Bari è stata giocata secondo tutti i crismi dello sport, in primis all’insegna della passione per il calcio. Quella passione che accende gli animi e stuzzica le intelligenze nell’ottenimento della vittoria.
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