
Le modalità di uscita dal lavoro e quindi di pensioni 2019 sono molteplici, dalla tanto attesa pensione anticipata a quota 100 che permetterà di allargare la platea dei futuri pensionati 2019 alla proroga dell’opzione donna.
La quota 100 sarà diversa a seconda se riguarderà lavoratori del settore privato o lavoratori statali, docenti e personale Ata della scuola e ciò a causa del meccanismo delle finestre di uscita. Quanto all’opzione donna, anche se prorogata, si registra un aumento rispetto al passato del requisito anagrafico, mentre saranno nuovamente legate al meccanismo della speranza di vita le pensioni di vecchiaia e quelle anticipate legate ai soli contributi versati.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio quali sono le varie possibilità di pensioni 2019 e quindi di uscita dal lavoro previste a decorrere dal 1° gennaio 2019.
Pensione di vecchiaia a 67 anni
I lavoratori potranno andare in pensione a partire dal 2019 con la formula della pensione di vecchiaia con il compimento di 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi versati. Rispetto al 2018 occorrono quindi 5 mesi in più.
La pensione di vecchiaia spetta ai lavoratori dipendenti e autonomi, iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (Ago) ed alle forme esclusive, sostitutive, esonerative ed integrative della stessa, nonché alla Gestione separata.
La pensione di vecchiaia scatta dal primo giorno del mese successivo a quello in cui l’assicurato ha compiuto l’età pensionabile, oppure, nell’ipotesi in cui in tale data non sia ancora soddisfatto il requisito contributivo dei 20 anni, la pensione decorrerà dal primo giorno del mese successivo a quello in cui venga raggiunto anche tale requisito.
Pensione anticipata con i soli contributi (Riforma Fornero)
I lavoratori che non hanno raggiunto i 67 anni di età (per la pensione di vecchiaia) possono andare in pensione anticipata con il solo raggiungimento dei requisiti contributivi previsti dalla legge Fornero.
In particolare, per la pensione 2019 saranno necessari:
- 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini (per il 2018 occorrevano 42 e 10 mesi);
- 42 anni e 3 mesi di contributi per le donne (per il 2018 occorrevano 41 e 10 mesi).
Nell’ipotesi in cui il Governo Conte dovesse bloccare il meccanismo dell’aspettativa di vita, ai fini del pensionamento anticipato per l’anno 2019 i requisiti resteranno quelli in atto nel 2018 ossia 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne.
Opzione donna
Anche per il 2019 è stata prevista la proroga della pensione anticipata con l’opzione donna. Rispetto al 2018 però le donne lavoratrici potranno uscire dal lavoro a decorrere dal gennaio 2019 al compimento di 58 anni di età e 35 anni di contributi per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni di età e 35 di contributi per le lavoratrici autonome. La pensione sarà ricalcolata con il solo criterio contributivo e decorrerà a seguito di una finestra di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.
Ape social
Potrebbe essere prorogata anche per il 2019 l’Ape social che consentirà a determinate persone che si trovano in condizioni di svantaggio previste dalla legge di andare in pensione a 63 anni di età grazie ad un’indennità a carico dello stato. L’indennità verrà corrisposta, a domanda, fino al conseguimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia oppure fino al raggiungimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia.
I lavoratori interessati all’Ape social poiché in stato di difficoltà sono:
- disoccupati;
- invalidi con percentuale pari o superiore al 74%;
- caregivers (soggetti che assistono parenti con disabilità da almeno 6 mesi. Sono inclusi il coniuge o un parente di primo grado, parente o affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
- addetti a mansioni cd. Gravose o usuranti (contenuti nel Decreto 18 aprile 2018).
Pensione per lavori gravosi
I lavoratori che svolgono attività gravose possono, oltre a richiedere l’APE social al compimento dei 63 anni, andare in pensione nel 2019 con gli stessi requisiti previsti per le pensioni di vecchiaia nel 2018 (ossia senza l’aumento di 5 mesi previsto per il 2019). Quindi, tali lavoratori andranno in pensione a 66 anni e 7 mesi (non con i 67 anni previsti per il 2019) oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Occorrerà presentare domanda telematicamente all’Inps allegandovi una dichiarazione del datore di lavoro dimostrante i periodi di svolgimento delle professioni di cui all’allegato B del decreto ministeriale di cui all’articolo 1, comma 153, legge 205/2017, resi alle proprie dipendenze, il contratto collettivo applicato, il livello di inquadramento attribuito, le mansioni svolte, nonché il relativo codice professionale Istat, se previsto.
Lavoratori precoci con quota 41 e 5 mesi
I lavoratori precoci, rispetto al 2018 (41 anni di contributi), potranno andare in pensione con 41 anni e 5 mesi di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e sempre che abbiano versato almeno 12 mesi di contributi effettivi prima del 19esimo anno di età, anche non continuativi. Inoltre, per potervi rientrane occorrerà anche che gli interessati rientrino in uno dei profili di tutela previsti dall’Ape social. L’assegno pensionistico verrà calcolato con il sistema misto.
Pensione anticipata con Quota 100
La più attesa delle riforme pensionistiche riguarda la pensione anticipata a quota 100 (la somma tra età anagrafica e anni di contribuzione) che consentirà ad una vasta platea di lavoratori di andare in pensione con qualche anno di anticipo, tenendo però conto di una probabile penalizzazione che colpirà chi lascerà il lavoro in anticipo. Quindi, salvo modifiche dell’ultimo minuto, tale misura consentirà ai lavoratori di andare in pensione al raggiungimento di una soglia minima di 62 anni di età e 38 anni di contributi.
Cumulo dei contributi
I lavoratori che hanno carriere discontinue e quindi contributi versati in diverse gestioni previdenziali, potranno andare in pensione cumulando i vari contributi. Essi potranno in pratica sommare gratuitamente i contributi previdenziali versati in più gestioni al fine di arrivare alla pensione. Vi rientrano anche i lavoratori che hanno versato contributi alle casse dei professionisti. L’istituto del cumulo gratuito consente di ottenere un assegno unitario e la conservazione delle regole di calcolo proprie di ciascuna gestione pensionistica.
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